I colori del viaggio

“Qui camminando, tra discontinuità e rotture, abbiamo trovato quella regola che è l’ordine delle parole e il loro confine.”
Umberto Galimberti – Idee, il catalogo è questo

E’ finito da qualche settimana il viaggio che ho intrapreso per Niuko con il contributo di Salvatore Garbellano tra le nostre imprese manifatturiere per una ricerca sull’attraction, la retention e l’apprendimento tra generazioni. 

Perchè un viaggio? Non solo perché sono andato a trovare dove è stato possibile le persone che ho intervistato, per vederli nel loro contesto, nelle fabbriche, nel territorio. Da appassionato di management dell’innovazione e di economia industriale, mi piace vedere la “manifattura”, parola medievale che significa “fare con la mano”. Penso ad esempio che in ogni braccetto in fibra di carbonio che vedo in quel box, insieme ad altre decine, tutti perfettamente uguali, c’è l’effetto di mani (e intelligenze) che hanno contribuito a renderlo così rifinito e così bello. E a monte, mani sul mouse di un CAD e prima ancora mani sui post-it che hanno identificato i perché strategici di ideare e produrre quei bracci di reazione.     

Soprattutto, un viaggio perché questa esplorazione ha beneficiato di ipotesi e “mappe” che hanno contemporaneamente permesso di “vedere” dei fenomeni e poi di descrivere il territorio in modo via via più accurato.  Come ricorda nel suo Sillabario Ilvo Diamanti, uno dei maestri che ho la fortuna di conoscere e che mi aiuta a vedere: “Le Mappe servono a me e — spero — a chi mi legge per capire meglio. Per cercare —offrire — risposte e spiegazioni alle questioni del tempo presente. Per staccare i fatti dalla contingenza e dalla quotidianità. Mappe: perché mi servono a capire dove sono e come muovermi. Magari sbagliando strada. Ma, comunque, in base a riferimenti e coordinate che è possibile correggere, modificare.”

In questo andirivieni tra il terreno e la sua rappresentazione abbiamo aggiunto dei colori alla mappa complessiva che abbiamo descritto nel report, ovvero delle variabili per renderla intelligibile. Il lavoro “cartografico”, che è dovuto nell’attività di ricerca, ci ha richiesto appunto di staccare i fatti dalla contingenza e dalla quotidianità.

Ma in questo “stacco” non vorrei perdere neanche un colore tra quelli visti sul terreno, che sono innanzitutto le “coloriture emotive” che hanno accompagnato i racconti di chi ci ha dedicato del tempo per contribuire a costruire la mappa.  

Una per tutti, la passione di Ettore. La Responsabile delle Risorse umane mi risponde così alla domanda sulla collaborazione tra generazioni: “Andiamo a chiederlo ad Ettore”. E mi fa attraversare un enorme  stabilimento pieno di colori (quelli dei loro prodotti, in questo caso rigorosamente “unici”) per arrivare ad un tornio a controllo numerico. Ettore è un perito industriale e ha 21 anni: ha affiancato per un po’ di mesi il tornitore che è andato in pensione. Mi mostra un librone che svela con il suo aspetto i tanti anni trascorsi “a bordo macchina”. Ci sono scritte a mano le  sequenze delle operazioni macchina che aveva segnato l’operaio. Mi spiega che lo ha osservato, gli ha fatto domande, e ha “smontato” queste “ricette” e trasformate in un elenco molto più breve di procedure, memorizzate in forma digitale. Non lavora più al tornio, adesso si occupa di altro, ma lo ha lasciato ad altri dotandolo di una forma di conoscenza che ha beneficiato dell’esperienza dell’operaio (la conoscenza della macchina) e della metodicità che deriva dalla sua istruzione. Gli chiedo “che cosa ti piace del tuo lavoro?” “Il fatto che contribuisci a qualche cosa di importante!”.

Ho incontrato durante il viaggio tanti responsabili delle Risorse umane e ho un vissuto di grande riconoscenza per il tempo e le parole franche che mi hanno dedicato. Ho cercato di capire i colori che vedono loro. Li ho visti spesso preoccupati, ma grintosi. Un po spaesati: gli è cambiato il territorio sotto il naso negli ultimi tre anni in modo improvviso. E’ come se faticassero a ri-conoscere il paesaggio sociale che sta dentro l’azienda. Ma il paesaggio è cambiato, soprattutto nella base dell’iceberg che ciascun collaboratore ha dentro, tra valori, motivazioni profonde, pensieri su di sè. Perchè se n’è andato quel manager, in modo così imprevedibile? E adesso dove lo trovo un ingegnere dei materiali che sa fare tutte quelle cose?  Ma è cambiato anche il paesaggio esterno:  nei colloqui mi chiedono prima di tutto quanti giorni di smart working sono previsti. O quale percorso di carriera li attende.  Oppure:   aveva già firmato e due giorni prima di iniziare mi dice che ha cambiato idea!   

La complessità c’era anche prima, ma è come se fosse aumentato lo spazio dell’indecifrabilità di questo nuovo paesaggio.  E nel rispondere a questo incremento di complessità,  non ci può essere che un approccio per prove ed errori, che li vede impegnati con fatica ed entusiasmo.  Nel provare, caparbiamente, per aggiornare le mappe. E allora nasce il questionario o il colloquio per le persone in uscita, per capire con la franchezza massima che cosa non gli è piaciuto dell’organizzazione che stanno lasciando, o che cosa (semplicemente?) non ci hanno trovato. Oppure si sviluppano le iniziative a favore del benessere organizzativo, andando prima a chiedere alle persone in quali iniziative può essere declinato. O nascono i progetti per per rendere l’organizzazione autenticamente (sic!) seduttiva sul mercato del lavoro. 

Stagione faticosa, quindi per questi ruoli professionali, ma spesso ricca di colori nuovi e accesi.  Qualche margine di manovra in più (ad esempio nel budget per queste iniziative da parte di qualche Direzione generale che comincia a cogliere di più il ruolo strategico di questa Funzione organizzativa), sicuramente occasione di apprendimento e di professionalizzazione. Per un ruolo che mi pare sarà sempre più consapevolmente impegnato nel collegamento coerente tra la cura dell’organizzazione e la proiezione verso l’esterno: il territorio delle scuole e dell’Università, il mercato del lavoro che si riconfigura anche in virtù del lavoro ibrido.   In altre parole, una stagione di mappe con nuovi colori e nuovi segnavia.

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